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Poesia di Domenico Marras
Addio Monte Iradu

Caro Monte Iradu, tu non sei

un triangolo, né un quadrangolo,

e non sei neppure un cerchio,

eppure io di te conosco la base,

l'altezza, il perimetro, l'apotema,

l'ipotenusa e gli angoli; in oltre,

il raggio ed il diametro, nonché

gli ettari, le are e le centiare.

Io ti ho percorso in ogni senso:

in lungo, in largo e in diagonale.

Tu non hai né zolla né pietra

ove io non abbia messo piede:

so ove sono le tane delle volpi,

dove si acquattano le lepri,

in quale albero e a quale ora

vanno a dormire i colombacci;

in quali macchie si nascondono

le pernici, le quaglie e i merli,

nonché dove escono gli asparagi,

e i funghi: di te so vita e miracoli,

per cui nessuno potrà mai capire

il dolore che mi arreca il doverti

lasciare dopo tantissimi anni

di reciproca e fedele convivenza.

Ma devo farlo, caro Monte Iradu,

devo, perché tu sei povero come

me, e non riesci a nutrire bene,

sufficientemente le pecore, le quali,

di conseguenza, danno poco latte,

ragion per cui manca pochissimo

a che io faccia la fame. Questa è,

mio caro Monte Iradu, la causa

della nostra dolorosa separazione.

Però, tu, non essere così triste, non

fare quella sofferente faccia, perché

tu sarai sempre nel mio cuore: mai

e poi mai ti dimenticherò, per cui

verrò a trovarti e a passare qualche

giorno conte, ogni volta che potrò.

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