Trilogia del 1.11.11 -
di Tony Basili -
Cenere Io sono poeta, ed a dir, non è poco, ch’ogni momento respiro l’emozione che m’accende, e a dir, un sacro fuoco, che fluisce in ogni dove senza ragione. Io disegno, solo questo m’è dato, altro poter non ho, sol decrittare questo alito che viene d’ogni lato e m’incendia e come cenere levare su col vento, tra i prati arabescati di foglie così trepide d’autunno, rosse e gialle con riflessi dorati senza altro potere, solo d’ alunno. 1.11.11 Una stato per pochi Lo stato è la sinistra, per piacere… che non avendo beni e competenza, s’inventa questo intaccabile forziere per foraggiarsi, lasciando tutti senza il campicello che gli dava il pane e mucche e somari per far il letame. Un dì s’inventò la industrializzazione come a dir, ci fu la classe operaia, che di sé perse pur la cognizione arrivando non so come alla vecchiaia voltandosi dietro a veder c’ha fatto manca l’anima, l’ha data in baratto. Conseguenza marxizzizzò, il capitalismo, che arraffò a più non posso terre e averi e se dici ch’è falso è solipsismo che mise le vite altrui nei forzieri di coloro che ne formano l’elite che comprano tutto stando in suite. Rifecero così conti e baroni i loro tirapiedi, loschi incapaci che s’ergono in Tivù come capponi buoni a nulla, ma a dire sono audaci. 1.11.11 Pensando a lei Torno di nuovo a dir “viva la caccia!” Che ti porta per bei sentieri sopra i monti e tra forre inaccessibili sulla traccia fino dove mai arrivano i tramonti addestrando l’occhio che s’affaccia ove mai avresti pensato d’arrivare tra siepi cercando un varco con le braccia o strisciando come un tasso per passare, tra varchi stretti e tanti ciclamini lambir che fan largo al giovin cuore ed un giorno incontrar, non cittadini ma elfi e ninfe che smorzino il furore che faccian scordar lei, chissà se legga, con la voce a fighetto la canzone che mi viene e mi chiedo quanto regga prima che torni p’aver un’ emozione. 1.11.11