Poesia di Tony Basili
Urizen (da Blake)
Quando il primo prete per la sua arroganza
Fu relegato dagli Eterni nel nord solitario,
Dopo che avevano respinto la sua regola,
Iniziò subito a generare tra gli spettri
Aspre battaglie contro nemici creati
Dalla sua abbandonata e cupa solitudine
E tuoni e fulmini resero orripilante
Quel desolato mondo sconvolto da Urizen.
Così si chiamava quel nemico dell’Eternità.
che dapprima lottò col fuoco, consumando
così dall’interno ogni immagine reale,
contro mostri terribili generati dal Peccato
ed un giorno poi decise di sancire in un libro,
di bronzo la pace, la compassione e il perdono
perché ognuno avesse un Dio, un Re, una Legge.
Quando ebbe finito, il suo volto pallido emerse
Dall’oscurità provocando ira tale tra i forti,
Un’ indignazione tale, che i sette peccati capitali
Apparvero viventi creazioni di eterno furore
Che si riversò per gli oscuri deserti
Sugli stessi eserciti da Urizen organizzati.
Colmo di angoscia, tra fiamme sconvolgenti,
Per gli aridi deserti di spini e di fuoco
Creati dai mostri della sua solitudine, fuggiva
cercando un buco tra i monti per nascondersi,
in preda ad una disperata e costante paura
finché non diventò vecchio con i capelli bianchi.
In mezzo ad un nugolo di fantasmi di morte
Si riparò con un tetto di pietra tutto intorno
Dove si riversavano i fiumi di sangue
Che a spegner servissero gli eterni fuochi
Che erano stati accesi tutt’intorno dagli Eterni,
E Urizen osservava angosciato il suo mondo.
A controllare che ci fosse una separazione
Tra la terra e le convulsioni di Urizen
Era stato messo Los in guardia perenne
Che disperato piangeva per la sua sorte.
Era Urizen a scatenare questi fuochi
Ma lui viveva in un sonno di pietra,
diviso dall’Eternità che diceva:” chi è Urizen?
Soltanto una zolla di terra!”
E Los si lamentava ché fosse risanata
La lacerazione, ma non risanò,
Ed età dopo età fetidi miasmi
Gli crollarono addosso scuri e tenebrosi,
E spirali di ira e di schiuma solforosa
Creò l’Eterna Mente e catene di ferro e di ghiaccio
Che a Los con angoscia toccava mantenere,
Scaldando pure le enormi fornaci
Che fornivano colate di cemento e di bronzo.
Età dopo età passarono tra orribili paure
Ed infine Los stanco lasciò spegnere i fuochi,
Ma si riempì di gemiti guardandosi intorno
Quando vide Urizen legato da catene,
E pietà e angoscia divisero la sua anima.
Perciò il Profeta Eterno cambiò animo
Davanti all’immagine di morte di Urizen
E scomparvero le incolmabili separazioni,
Quando suscitata da lacrime e lamenti,
Apparve una donna, pallida e tremante,
E l’Eternità rabbrividì alla sua vista
Ché se ne stava davanti agli occhi di Los,
e la chiamarono Pietà, e poi fuggirono.
Lei mise una tenda di pesanti cortine
Sorrette da pali Intorno al vuoto
In modo che gli Eterni non vedessero,
E pure questi ad intessere si misero
Una spessa cortina con fatica infinita
tenuta da ganci d’oro, chiamandola Scienza.
Los si avvicinò alla donna e n’ebbe pena;
l’abbracciò ma lei fuggì e allora la rincorse
e trascorso un Tempo, una tenda eressero
gli Eterni per Enithormon sofferente
perché riposasse e questa poi avvertì
come un verme nel suo grembo,
dentro al suo utero tutto il giorno,
finché non divenne un serpente
che intorno alle sue reni sofferenti
s’avvinghiò e che tra aspri gemiti, cadevano
le scaglie a forma di pesce, uccello o animale,
e dal verme che c’era ne uscì un bimbo.
Gli Eterni richiusero la tenda ed il bimbo
Fu lavato in una sorgente di dolore
E chiamato Orc crebbe col latte di Enithormon.
Fu Los a risvegliarla, ma intorno al petto
Uno stretto cinto le si formava ogni giorno
e la notte in due pezzi si scindeva
E cadendo formavano una catena di ferro
Anello per anello saldandosi l’un all’altro.
Portarono Orc sulla cima di un monte
Imprigionato dalle catene della Gelosia
Proprio sotto l’ombra mortale di Urizen
Ma tutti i morti e le cose di questo bimbo
udirono la voce e si risvegliarono dal sonno.
Urizen scosso dagli odori della Natura
Tremante di fame esplorò le sue tane
E poi con una linea divise l’abisso
Di sotto e vi fece un giardino di frutti.
Los con i fuochi della Profezia tenne lontano
dagli sguardi sia di Urizen che di Orc,
Enithormon che generò una grande razza.
Urizen esplorò le sue tane tra le montagne
Sconvolte dai mostri con un globo di fuoco
E tutto il suo mondo tanti mostri generò,
di porzioni di vita, una mano, un piede,
che volteggiando nell’aria e nutrendosi di sangue
molti altri mostri angoscianti generarono.
Urizen non voleva questo ed al buio i figli
rinchiuse e maledisse poiché non osservavano
le sue leggi neanche per un solo momento.
Si accorse che la vita solo dalla morte
Si generava ed allora pianse e la Pietà
Invocò vagando senza meta per gli antichi cieli
Ed un’ombra fredda come una tela di ragno
Che era emanata dal suo animo lo seguiva.
Infine una Tela scura e fredda si stese
Per portar via le pene dall’animo di Urizen
ed era questa una Donna in embrione
e nessuna spira di fuoco spezzarne i fili
poteva, avvolti come un cervello umano
e tutti la chiamarono la Rete della Ragione.
Allora gli abitanti di quel mondo
Sentirono i loro Nervi indurirsi e il Midollo,
E con rapide malattie, tra gemiti e tormenti
I Sensi si raggrinzirono con le infezioni.
Per sei giorni i loro occhi rimasero chiusi
Ed il settimo si riebbero e la malata speranza
Benedirono dimenticando la vita eterna.
Le trenta città si divisero nella forma d’un cuore.
Non potevano più nel vuoto librarsi a piacere
Ma vivevano a terra un periodo di anni
E poi finivano nel gorgo della oscurità.
39/16.12.18