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autunno sul lago
Poesia di Tony Basili
Prove di terzina

Per quanto faccia non mi pare degna
Ché la vedo scarmigliata come matta
Ed il suo modo di sicuro insegna
Che di una cosa normale non si tratta
Se pur qualcuno par l’abbia creduto
Che non sia turpe e spesso lo ribatta.
Ma più avanti dopo aver saputo
Che c’era tra gli altri anche colui
Che la mission non avea compiuto
Capii allor che il quei luoghi bui
Eran tenuti per non star giulivi
Quelli spiacenti al credo per cui
Son tenuti scialbi, nudi e vivi
E ricoperti di sterco che disciolto
Da moscon e vespe perché pur lascivi
Son ricoperti in tutto il corpo e il volto
E le lacrime gli scendono ai piedi
Ove un cumulo di vermi s’è raccolto.
Poi che oltre tremebondo andiedi
Tanta gente vidi su una sponda
Più di quanta pensiero ne concedi
E uno fetido spumeggiar d’onda
Che non parea per nulla d’un fiume
Ma capii tosto che tal modo abbonda
In questi sentier e se non pronto hai il lume
Di certo la ragione non l’affronta
Come puoi notar che qui è costume
Ed allor colui che su ogni ripa monta
Come s’è visto se hai in mente la sua rima
Mi disse che l’ignavia qui si sconta
Di color che tra la gente non la stima
Ebbero a cuor per il ben da ricercare
Ma inquattati fecer come chi mima,
ma non ti curare se vuoi montare
aggiunse, di loro che rimangon bassi
e spiccia i piedi che paion indugiare
chè questo monte vedi è di gran sassi
e se non ti metti con giudizio sarà grave
ascender queste ripe che fan scassi
ed allor ripresi in su tra quelle prave
facce di gente che mai alcun zelo
avean mostrato o sopportato un trave
o dessero mostra di volere un pelo
e sì andavo, ma sentivo un gelo
che mi bloccava le gambe e pur un velo
m’intorpidiva così tanto la vista
che iniziai a temer che tra i morti
sarei rimasto e con l’anima trista,
ma quando men l’aspetti a soccorrerti
vien l’angelo custode che al tuo fianco
sta sermpre e pe’l peso che porti
ti rassicura e dal nero il bianco
ti sa offrir sì che ti par ancora
di star in grazia del ciel e non stanco
la energia non finita torna fora
e con anima sereno allungo il passo
fino a un pian fiorito che prima d’ora
mai avrei pensato di più bello
e compresi che l’occhio limitato
era per lo splendor che era in quello.
Ivi giunsi talmente affardellato
Cha mi coricai sull’erba tenue come
Fa l’uomo da un pericolo scampato
E scarica di colpo le tristi some
Come un mulo carico di legna
Arriva al casolar non si sa come
E par che quella erba a lui fa degna
La gran fatica del peso e si ristora
Convinto che lo sforzo questo insegna.

27.9.17

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