Il posto comune
Quel posto comune è mio, lo sapete!
Fa gola a tanti, ma ormai è un diritto
di tanto potere; semmai lo vedrete
può giusto contare la fama da dritto
che tutti oramai, con me converrete,
è di poche persone, con faccia da guitto,
che il sole o lo scudo ormai le accomuna,
si salga o si scenda, la bionda o la bruna.
La storia si sa in cerchio ricorre:
il Vico lo disse che il fatto passato,
tra vari elementi,nel tempo trascorre
e cangiando valor e color torna nato.
Con nuova possanza! Di nuovo la torre
di pasta e cicerchie abbuffa d’un fiato
il popol marrano che memoria non reca
del tristo e del vano che il fumo l’acceca.
Generoso dator… d’astute promesse,
puntellato di fole e· di voraci molazze
o vecchio rifatto, le trame ritesse,
di favori ed affari per vie e per piazze
che un giovin compito confuso rilesse.
Il progetto d’affari riempie le piazze,
ma· poi succede come all’amico
che volle strafare e cadde dal fico.
Insomma figliuolo se proprio vuoi avere
dal tuo paesello quel che ti spetta,
per sottocultura o pecorino mestiere,
getta dal muretto la tua paglietta
con cui ti mascheri e, giustiziere,
col gettone che prendi, fai barzelletta
dell’ordire arrogante e furbesco di chi
quel po’di decoro da sciocco smarrì.
Il posto al sicuro, è ancor un obiettivo:
che buon strumento di proterva offesa!
Se pur in futuro mantenga in attivo
il seggio giusto a promuover la contesa,
che il popolo putto, dà troppo schivo,
al giovine sciocco e paga, a sue spese,
chi fa soprusi usando il suo metro,
tra strani interessi, non parandosi dietro.
Quel posto in poltrona è un giorno per uno!
La paga che prendi al sol stravaccato,
progetti e speranze irridendo d’ognuno
che non sia del codazzo, bello e stampato,
che dovuta ti par-ahimè salv’ognuno-
è il prezzo che il popol ha sempre pagato
per star col padrone, felice e trombato.
Ma il giorno è vicino che vedrai anche tu
che viver d’intrigo non è una· virtù.
E arrota i tuoi denti oppure un randello
conviene usare in questo bordello.
89