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Favola di Fedro
La donnola e l'uomo

Libro primo
Presa dall'uomo, una donnola vuole sfuggire alla morte
che le sta sopra, e: «Ti prego», dice, «risparmiami: sono
io che ti libero dai sorci molesti la casa».
«Ti sarei grato, la vita ti darei salva, che implori,
se lo facessi» risponde, «per amor mio. Ma siccome
è per goderti gli avanzi che i topi rosicchierebbero
il tuo daffare, e insieme per divorare anche loro,
smetti l'inutile vanto che a me rendi un servigio».
Al creatore, ciò detto, spedisce quella sfacciata.

Debbono quelli che solo mirano all'utile proprio
e con smodata iattanza vanno ostentando dei meriti
che non possiedono, accorgersi che è detto, questo, per loro.

Mustela et homo
Mustela ab homine prensa, cum instantem necem
effugere vellet, «quaeso parce»  inquit «mihi,
quae tibi molestis muribus purgo domum».
Respondit ille: «faceres si causa mea,
gratum esset et dedissem veniam supplici.
Nunc quia laboras ut fruaris reliquiis,
quas sunt rosuri, simul et ipsos devores,
noli imputare vanum beneficium mihi»
Atque ita locutus improbam leto dedit.

Hoc in se dictum debent illi agnoscere,
quorum privata servit utilitas sibi,
et meritum inane iactant impudentius.

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