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Poesia di Tiziana Amori 
Rose bianche

Sono nel reparto di ostetricia di un ospedale,

non sono qui per festeggiare un nuovo arrivo

o condividere la gioia e la felicità di una neo mamma:

ho un appuntamento con la mia ginecologa.

Sono in anticipo, eppure ho fretta……

fretta di andarmene.

Non mi ricordavo la gioia, la felicità,

l’allegria che aleggiano in questo reparto.

Ho pensato: che bello nascere!

Come un flash mi ritorna in mente

la nascita dei miei due figli in questo reparto.

Gli occhi, le manine, i piedini

l’incredulità di aver creato quel piccolo corpo perfetto,

la tenerezza e la paura nel tenerli in braccio,

così piccoli e bisognosi di cure.

La grande gioia per un loro sorriso o sbadiglio!

Li guardo e mi sento la donna e la mamma

più felice del mondo, li ho desiderati tanto!

Questa estasi però dura poco……..

perchè il ginecologo ritarda?

Voglio andarmene, ritornerò un altro giorno!

Le mie gambe non si muovono,

all’improvviso nella mia mente

vedo gli occhi dei miei figli.

I loro sguardi sono arrabbiati, sofferenti, dolenti, insicuri:

del momento intenso e dolce della loro nascita

non c’è traccia.

Io che ho condiviso con loro

ogni momento della loro vita,

li ho amati, consolati, aiutati, accompagnati

nella loro crescita, sognato insieme a loro,

non sono riuscita ad allontanare da loro la sofferenza

di una famiglia dove non si sapeva amare,

dove ho avuto il ruolo di unico genitore.

Non sono riuscita ad amarli

per come avrebbero meritato.

Non ho amato e rispettato me stessa

per questo non sono stata capace di amarli e rispettarli.

I miei occhi si riempiono di lacrime,

il cuore sanguina,

un dolore forte mi attanaglia lo stomaco.

Sono nel posto sbagliato, in un’ allegra e gioiosa confusione,

la mia vita, il mio stato d’animo sono molto sofferenti e tristi.

…………ho voglia di fuggire e di urlare, tornerò un altro giorno.

“Signora si accomodi, cosa è successo?”

Non rispondo, ma penso che nessuno

mi ha mai regalato rose rosse e

io non sono riuscita a regalare rose bianche ai miei figli.

                                                                                                                                              

Settembre 2011

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