Poeti Emergenti
Poesia di Gabriele
Durc
Tutti abbiamo un sogno viandante da realizzare
nel male la mia sofferenza ha imparato bene a non
essere mai pedante e diverso al ripetitivo vivere
preso come aperitivo sempre da gustare
nell'assistere con competenza la bella vita.
È un inferno! Qui da me Mao per vivere
bene tutti uguali i giorni son daccordo patologici
contrari nel male divrsificano il dolore unico ricordo
compatibile per la ragione.
Ragionamenti difficili ripassano al vaglio della mente
contorta nei comandi annacciati dalla troppa levodopa,
insabbia il benservito alfin del vivere.
Lo sai! Che dopo tra gli inutili qualcuno di noi per
necessità viene ammazzato, dal fato si salvano quelli
con i vestiti da fattucchiera, clown per divertire chi
incurabile sospira amari suicidi alle malinconiche rive
disprezzate di noia in quel lago sazio del terrore dei
piranha con l'attrazione delle sabbie mobili.
Depenna l'impegno celeste perfino di una anima,
in un corpo con la morte nel cuore pieno d'amore
ooh Signore non cadere in errore in un corpo terrestre
d'interior "grigio pusillanime" io ti grido!
Non ti avvicinare con la pietà, il corpo trasmigrato è
di dolori unici rampanti camaleontici (Durc) parkinsoniani
proteso con gli occhi cercando pace in qualche cancro
nuvoloso in cielo, giammai! La stella cometa spenta,
un muto faro lunare è che riversa la sera alla notte
un quanto ma non porta consiglio caso mai scompiglio.
Sulla rabbia scotta la pece risveglia la vita
che come gli pare, perquote il sonno migratore.
Come uccelli migratori imbalsamati d'asfalto
rosicchiano la morte con la vita come quella mia
s'interrompe tutto in un solitario ludico.
Inesorabilmente ogni mattina al punto zero della vita
insieme si sta al dunque da cui lui, parte e io arrivo.
Non perdere tempo parkinson! Offrimi gli estremi per vivere
da come vedo sono sempre un po' di meno del giorno prima per
sopravvivere, con la voglia che è tanta per il gran casino la
salute manca sul corpo che, non ancora sventola bandiera bianca.