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Pensieri di fronte al Crocefisso
di Eugenio Zoppis

Io non ho amato abbastanza
quel corpo morto,
quelle piccole voci,
quelle grida rauche di fame o di terrore.
Non ho aperto gli occhi a sufficienza
su quel mistero
che è la vita, la morte,
la gioia e il dolore
l’eterno e il quotidiano.
Poi se le mie braccia
fossero più larghe delle Sue,
con ossa e tendini affilati
come frecce e corde di un arco,
raggiungerei le ferite,
asciugherei il sangue su quel viso,
cambierei la notte in giorno tutto il giorno,
finché le palpebre chiuse
e la bocca serrata che mi tace
non svelerebbero il Suo sguardo
oltre la croce.

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