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Poesia di Enza Lepore 
Il Tempo dell' Innocenza 

Fanciulli eravate che vi porgevate al mondo,
acerba la voce, vestivate i panni della semplicità,
la mia mente richiamala fanciullezza di scarse primavere fa,
quando di riso allestivate la mia casa,
di moine e baldorie costruivamo insieme
con l’ego ricomparsa bambina,
con primavere in più da narrare
schietti e tenui eravate in quell' infanzia perduta.
Ora che il tempo è passato,
ove son le vostre sembianze?
ove e cinta la vostra fanciullezza?
ti sgorgo per via e quasi diserti il mio essere,
mi scosti, ti sottrai alla vista,
mi hai beffato,
non assimilo più
il biancore vissuto con l’indole corrente,
sei grande ormai, non indossi più
la veste naturale di bimba,
hai varcato la soglia dell’ indifferenza;
la doppiezza dei cresciuti,
di fronte ad un io anomalo,
credente ancor alla leggenda
del lupo e dell’ agnello,
esagerata ingenuità,
per la donna rimasta credula ancor
all’estro fiabesco.


Melfi 10/09/2009

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