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Poesia di Domenico Marras
Nostra Signora della Pazienza 

Qui sono stato battezzato:

padrino Pietro Garroni Nurra,

madrina Maria Domenica Mannu,

fattasi dopo sposa del Signore.

Anni dopo, anche cresimato:

padrino Gavino Canu Delogu.

Appresso, per un intero lustro,

vi ho servito messa e altri riti,

dei quali ricordo, con piacere

e con l'acquolina in bocca,

i battesimi e i loro rinfreschi,

i rinfreschi più che i battesimi,

perché c'erano tante leccornie

(a quei tempi cose piuttosto rare,

cose solo di grandi occasioni,

nelle casette dei poveri, come,

all'epoca, tantissimi eravamo),

le quali, a me, piacevano tanto,

ma davvero tanto tanto: quanto

a Nostra Signora le Avemmarie.

E per un intero lustro, ho suonato

le campane: a volte, con tristezza,

a martello, per annunciare al Paese

la morte di qualcuno, mentre altre,

ringraziando il Signore Dio, a festa,

in onore dei Santi venerati a Uri,

e di Nostra Signora della Pazienza,

Patrona della Chiesa e del Paese

portati, sempre, dopo la Santa messa

cantata, solenne, in precessione

per tutte le vie e viuzze dell'abitato.

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