Poesia di Domenico Marras
La puledrina dorata
Quando ero un povero pastore,
E poco più che ragazzino,
Pur non essendo cavaliere,
Possedevo una puledrina,
Dal manto lucido e dorato,
Che galoppava come il vento,
E come raffica di vento,
In un solo battibaleno,
Con mio grandissimo diletto,
Mi portava ovunque volessi;
Mentre ora che cavalier sono,
Di cavallo neppure l'ombra:
Neppure quella di un ronzino.
E se nessuno me lo dona,
Ancor mi toccherà vedere,
Durante i travagliati sogni,
La stalla vuota, e appesi al muro,
A quattro arrugginiti chiodi,
E tutti quanti impolverati:
Sperone, nerbo, sella e briglia;
E la mia dorata puledra,
Che da qualsiasi parte senta
Provenir suon di campanacci,
Smaniosa di riavermi in sella,
Furiosamente colà corre,
E con accorati nitriti
Disperatamente mi chiama!