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Procede a strattoni, tra la gente distratta in piedi accalcata che pare pensare al tran tran quotidiano, sul carro di latta, e t’è vicino qualcuno che senza parlare ti guarda fisso, e un po’ ti contatta, sol qualche volta, uno sguardo traspare che abbia un qualcosa, un segno di luce, d’ un viso vicino, un po’ meno truce.
Un carro di latta con tutti i pensieri che vanno a singhiozzo così al chiuso ove ripensi ai tuoi mali e ai piaceri destinati talor al cestino o al riuso, e di rapportare cerchi le cose di ieri alle cose di oggi, in un tutto confuso, e questo tuo mondo è un carro di latta che spesso calchi con gente distratta.
A volte trovi qualcuno di fronte. E provar vuoi se è per soli animali, o magari gli occhi, sono una fonte nei quali nuotar per sanare i tuoi mali, e brillar li vedi, come luna del monte ed a saggio lanci alcuni tuoi strali, ma poi finisce quel distratto viaggio, e rimani vuoto con uno strano presagio.
Va tutto il giorno l’alacre formica empiendo, con le altre, le terree biche, e l’una all’altra, par niente si dica, pur all’unisono chissà da che righe, calcate sono ad un fin che implica ch’è questo al ciel è portar molliche. E il destino di tutti non è sì diverso, Così ogni giorno che ti pare perso? 21-4.6.03
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