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Racconto di Vamba
La pianta di zia Bettina

Gian Burrasca è un bambino terribile, che passa da uno scherzo all'altro con una disinvoltura da far invidia a tutti i Pierini del mondo.
Annota le proprie imprese in un diario, nel quale spiega anche quanto sia difficile, per un buon ragazzo quale si sente di essere, dover vivere in un mondo di persone che raramente mostrano comprensione per la sua estrosità.
17 ottobre 1905
Stamani la zia Bettina s'è molto inquietata con me per uno scherzo innocente che, in fin dei conti, era stato ideato con l'intenzione di farle piacere.
Ho già detto che la zia è molto affezionata a una pianta di dittamo che tiene sulla finestra di camera sua, a pianterreno, e che annaffia tutte le mattine appena si alza.
Basta dire che ci discorre perfino assieme e gli dice: -
Eccomi, bello mio, ora ti dò da bere!
Bravo, mio caro, come sei cresciuto!
È una sua manìa, e si sa che tutti i vecchi ne hanno qualcuna.
Essendomi dunque alzato prima di lei, stamattina, sono uscito di casa, e guar- dando la pianta di dìttamo m'è venuta l'idea di farla crescere artificialmente per far piacere alla zia Bettina che ci ha tanta passione.
Lesto lesto ho preso il vaso e l'ho vuotato.
Poi al fusto della pianta di dittamo ho aggiunto, legandovelo bene bene con un pezzo di spago, un bastoncino dritto, sottile ma resistente, che ho ficcato nel vaso vuoto, facendolo passare a traverso quel foro che è nel fondo di tutti i vasi da fiori, per farci scolar l'acqua quando si annaffiano.
Fatto questo, ho rIempito so con la terra che vi avevo levata, in modo che la pianta non pareva fosse stata menomamente toccata; e ho rimesso il vaso al suo posto, sul terrazzino della finestra, il cui fondo è di tante assicelle di legno, facendo passare fra l'una e l'altra di esse il bastoncino che veniva giù dal foro del vaso e che io tenevo in mano, aspettando il momento di agire.
Dopo neanche cinque minuti, eccoti la zia Bettina che apre la finestra di : camera, e incomincia la sua scena patetica col dittamo. Oh, mio caro, come stai?
Oh poveretto, guarda un po' hai una fogliolina rotta... sarà stato qualche gatto... qualche bestiaccia... lo me ne stavo lì sotto, fermo, e non ne potevo più dal ridere.
Aspetta, aspetta! - seguitò a dire la zia Bettina. - Ora piglio le forbicine e ti levo la fogliolina troncata, se no secca,... e ti fa male alla salute, sai, carino!... Ed è andata a prendere le forbicine. lo allora ho spinto un po' in su il bastoncino.
Eccomi, bello mio! - ha detto la zia Bettina tornando alla finestra.
Eccomi caro!...
Ma ha cambiato a un tratto il tono alla voce ed ha esclamato: -
Non sai che t'ho da dire?
Che tu mi sembri cresciuta!...
lo scoppiavo dal ridere, ma mi trattenevo, mentre la zia seguitava a nettare il suo dittamo con le forbicine e a discorrere:
Ma si, che sei cresciuto... E sai che cos'è che ti fa crescere?
È l'acqua fresca e limpida che ti dò tutte le mattine...
Ora, ora bello mio, te ne dò dell'altra, cosi crescerai di più...
Ed è andata a pigliar l'acqua. lo intanto ho spinto in su il bastoncino, e questa volta l'ho spinto parecchio, in modo che la pianticella doveva parere un alberello addirittura.
A questo punto ho sentito un urlo e un tonfo.
Uh, il mio dittamo!...
E la zia, per la sorpresa e lo spavento, di veder crescere la sua cara pianta a que modo, proprio a vista d'occhio, s'era lasciata cascar di mano la brocca dell'acqua che era andata in mille bricioli.
Poi, sentii che borbottava queste parole: Ma questo è un miracolo!
Ferdinando mio, Ferdinando adorato, che forse il tuo spirito è in questa cara pianta che mi regalasti o desti per la mia festa?
lo non capivo precisamente quel che voleva dire, ma sentivo che la sua voce tremava e, per farle più paura che mai, ho spinto in su più che potevo il bastoncino.
Ma mentre la zia, vedendo che il dittamo seguitava a crescere, continuava a urlare: Ah! Oh! Oh! Uht, il bastoncino ha trovato un intoppo nella terra del vaso, e siccome io lo spingevo con forza per vincere il contrasto, è successo che il vaso si è rovesciato fuor della finestra, ed è caduto rompendosi a' miei piedi.
Allora ho alzato gli occhi e ho visto la zia affacciata, con un viso che faceva paura.
Ah, sei tu! - ha detto con voce stridula.
Ed è sparita dalla finestra per riapparire subito sulla porta, armata di un bastone.

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