Poesia di Vincenzo Fiaschitello
L'estate tarda a venire
L'estate tarda a venire:
la pioggia ha inciso la terra
con solchi e canali, sbrindellato
alberi, scompigliato tane,
annegato nell'umidità i giardini,
trascinato a valle ciottoli e fiumane.
Lungamente campi e rogge
hanno bevuto, gli aghi dei pini
frustati dal vento, atterrati;
esuli e smarriti, gli uccelli
hanno rinviato i loro gorgheggi.
L'estate tarda a venire:
il mare mugghia in gorghi grigi,
si aggira e si tuffa sbruffando
sulla roccia. Che primavera
consunta è mai questa?
Il sole si è burlato di lei e gioca
a nascondino con l'inverno
che pare non tramontare più!
E le rondini sono rimaste
alla frontiera, come emigranti
senza visto d'ingresso.
Mi aggiro intanto tra le rovine,
al suolo capitelli dalle foglie
d'acanto frantumate, templi
dal tetto di cielo scuro.
Declina il giorno, declina
la giovinezza e si induriscono
le vene della tua tenerezza,
ma perso non è l'amore che mi donasti!