Poesia di Vincenzo Fiaschitello
Lincino
A Scicli,
mio impareggiabile paese natale
Quel giorno che il nibbio
alzò d'improvviso al cielo
il pulcino appena nato,
friniva la cicala sul carrubo!
Non restano più tracce
del nostro andare al buio
della notte,lungo i filari
di fichidindia e i muri a secco
che segnavano i confini di campi
arati da odi e arabi rancori,
con la lanterna accesa
alla ricerca di lumache.
Non potevamo pensare allora
che gli usci di quella casa
tra mandorli e carrubi potessero
votarsi al vuoto silenzio di questo
tempo che la memoria punge
come fa l'agave con la foglia
d'alloro che le vive accanto.
Scivola l'ombra della sera
nell'orrida gola tra ventosi
dirupi dove si nasconde ancora
la timida lepre e sugli sterpi
gracchiano le gazze.
Di quella storia sono parte,
ma più non trovo specchio
che rimandi immagini di volti
amati, solo inerti occhi socchiusi
appesi a folti rami di silenzi.