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Poeti Emergenti
Poesia di Gabriele

Lasciami stare!


«Sei il mio bellissimo raggio di sole! »
Dicevi così mamma, di poche parole concisa eri, nel darmi
un bacio all'anno con gli auguri per il mio compleanno.
Sergente di ferro, alla luce del giorno con i chiari di luna
d'allora non eri spontanea di cuor materno a vezzeggiar
umanità sincera con carezze e sorrisi ai figli, sol quando,
il tempo stringe la vita all'angolo della morte, nel saper della
mia cura neurologica, ti sciogli nel pianto come neve al sole.
Grazie a te! Malefico parkinson ch'azzanni il mio corpo nel
tormento. Lasciami stare! Anche tu neurologo dei miei stivali
dottore specializzato in previsioni neurologiche che sprechi il tuo
tempo a dorare la tua magnanimità… alfin ti scopri per quel che sei.
Privo d'umanità! Non capirai mai e poi mai i guai d'un parkinsoniano
che nel dolore, destinato a morte, chiede come un drogato d'essere
aiutato… a morire con dignità.
Nel mio patire cerco un po' di quiete dalla dolcezza dei tuoi occhi
ansiosi sognanti, invece son tribolati scorrendo nella bufera del vivere
della vita mia. Mamma, che in cielo stai… Aiutami!
Io non ti vedo ma ti sento rigogliosa nel ricordar di te, con
le parole più belle sfumate, descrivo la tua repressa dolce
femminilità, un timido profumo che di fiore in fiore sprigioni
libellula nell'aria, dal bulbo della rosa rossa sempre sulla
finestra stà lì incantata sul davanzale bellissima ch'attende
la primavera… di una vita migliore, con l'anima.
Io poetando ammiro, i suoi sguardi nel dolore prigioniero,
di gusto le gote son quelle sul viso variopinte con tutti i colori
dell'arcobaleno vivaci all'infinito convivo in un labirinto di specchi,
con antidolorifici, saggiando la mia morte dal sapore beffardo.

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