Poesia di Vincenzo Fiaschitello
Quando me ne andrò
A che valgono le parole se non sono
inzuppate nel sangue dei nostri morti,
che la vita spesero per noi.
Ma il marmo è avaro, fredda la sua pietà.
Solo se chiudo gli occhi e interrogo il tempo
odo indistinte voci e vedo sorrisi soffocati.
Siete migliori di noi. Di noi che siamo i viventi,
superbi di respirare la dolce aria del giorno,
pronti a dimenticare l'amore e la giustizia.
Noi abbiamo bisogno del vostro perdono!
Se il silenzio è sempre la vostra risposta,
possiamo dire di voi ciò che vogliamo,
senza temere contraddittorio, e modificare
quel che è stato, perché voi tacete.
Noi abbiamo bisogno del vostro perdono!
Voi, amici, camminate dentro di noi,
pure ripeteremo i vostri stessi destini.
Quando me ne andrò, sarà come se non fossi
mai stato, come se le cose che ho fatto,
le parole che ho scritto, le avessero fatte
gli uccelli che intrecciano nidi sugli alberi
e che iscrivono nel cielo fantastiche geometrie
o il vento che sussurra tra le canne del fiume.
Quando me ne andrò, sarà come le orme
lasciate sulla sabbia che il mare presto cancella.