Poesia di Vincenzo Fiaschitello
Febbre di contatto
E fu in un istante che il cielo
si posò accanto a noi, mentre
leggevo le rughe sul tuo viso,
specchio del mio, stanco di viaggiare.
A te mi avvolse febbre di contatto
quando un volo di ardeidi uccelli
soffiò sui miei pensieri sospesi
a rami di cipressi: liberi da rotte
fisse, insieme veleggiavamo
per sentieri oscuri come la notte.
Aironi garzette tarabusi, che ancora
vi alzate da chiusi angoli della terra
di Ardea, che un tempo accolse
il pietoso Enea, non lasciateci
indietro. Su qualsiasi canneto
o su fossi rasi d'acqua riposerete
le vostre ali, ricordatevi che a lungo
lo sguardo vi ha seguito, a lungo
il cuore ha sospirato. Il nostro breve
collo l'aria non sa fendere come
il vostro, bassi ci fa tenere sulla terra,
sulle pene e sui sogni bruciati
nel quotidiano vivere, pur tra il fragile
colore degli anemoni e il giallo dei limoni.