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Poesia di Giuseppe Vita
L'umiltà e l'orgoglio

Quant'è strana la natura!

Perché non ci crea uguali?

C'è a chi dona una sventura

ed a chi dona altri mali!

 

Anche l'uomo ci si mette

a cambiare le sue doti,

perché forse non riflette

o sia per motivi ignoti.

 

D'ogni cosa c'è l'opposto

per cui c'è pure una scelta,

così l'uomo, ad ogni costo,

fa ciò che vuole alla svelta.

 

È il pensiero a fargli fare

quello che lui ha più a cuore

e decide di operare

per potersi fare onore.

 

Quel che all'umiltà si affida

sa pur d'essere nessuno

e rifiuta anche una guida,

acché possa esser qualcuno.

 

Del suo poco s'accontenta

ed aiuta pure gli altri;

anche se a vivere stenta,

non dà retta a quegli scaltri.

 

Per lui conta il necessario

e non ciò che dà la gloria;

lui vuol esser solitario,

senza vanto e senza boria.

 

L'essere umile è virtuoso,

ché ha fiducia nel divino;

fa sol ciò ch'è dignitoso

percorrendo il suo cammino.

 

Al contrario, l'orgoglioso

è colui che non ha pregio,

anzi, è l'essere più odioso;

della vita è pur lo sfregio.

 

È lui che conta nel mondo

e con la sua tracotanza

giammai guarda nel profondo,

ché ha soltanto gran baldanza.

 

Quel ch'è schiavo dell'orgoglio

non conosce la miseria,

ché sa dire solo: "Voglio!"

e nessuna cosa seria.

 

Non c'è modo per sanare

questo male della vita,

anzi, tende ad aumentare

finché non sarà finita.

 

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