Poesia di Salvatore Quasimodo
Nemica della morte
A Rossana Sironi
Tu non dovevi, o cara,
strappare la tua immagine dal mondo,
toglierci una misura di bellezza.
Nemici della morte, che faremo
chini ai tuoi piedi rosa,
sul tuo costato viola?
Non hai lasciato foglia né parola
dell'ultimo tuo giorno o un no a ogni cosa
apparsa sulla terra, un no al monotono
diario degli uomini. La triste, estiva
àncora di luna trascinò via
i tuoi sogni: colline alberi luce,
notte acque; non confusi
pensieri, sogni veri
staccati dalla mente che decise
improvvisa per te
il tempo, la viltà futura. Ora
sei dietro dure porte,
nemica della morte. - Chi urla, chi urla? -
Tu hai ucciso in un soffio la bellezza
l'hai colpita per sempre, l'hai straziata
senza un lamento per la sua folle
ombra che stende su noi. Non bastavi,
bellezza, solitudine disfatta.
Hai svolto un gesto nel buio, hai scritto
il tuo nome nell'aria o quel no a tutto
ciò che brulica qui e di là dal vento.
So che volevi nella veste nuova,
so la domanda che ritorna vuota.
Non c'è per noi, non c'è per te risposta,
o muschio e fiori, o cara
nemica della morte.