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La bambina di Hiroshima poesia di Nazim Hikmet
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La bambina di Hiroshima
poesia di Nazim Hikmet 

Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede 
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno. Ne avevo sette, allora:
anche adesso ne ho sette perché i bambini morti non 

diventano grandi. Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro. Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere. Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve. Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.

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Alle 8:14 del 6 agosto 1945, l’equipaggio del bombardiere B-29 Enola Gay dell'aeronautica militare statunitense, comandato da Paul Tibbets, sgancia la bomba atomica “Little Boy” sulla città di Hiroshima, a cui farà seguito il secondo ordigno atomico “Fat Man” su Nagasaki alle 11:02 del 9 agosto.
Con i suoi oltre 140.000 morti a Hiroshima, di cui 60.000 sul colpo e gli altri a seguire per gli effetti delle radiazioni, l’immane strage ha precipitato l’umanità nell’epoca della consapevolezza che è possibile distruggere per sempre l’intero genere umano.
Il 9 agosto alle 11.02 il secondo bersaglio sul quale gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica chiamata Fat Man, la prima bomba al plutonio, fu Nagasaki causando un numero di vittime fra le 60.000 e 80.000.

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