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Maria Curie
Grandi donne della storia

Nata come Maria Sklodowska il 7 novembre 1867 a Varsavia (Polonia), Maria Curie è la scienziata più celebre di tutti i tempi.
Giunta a Parigi per studiare (nella Polonia "occupata" dai russi non c'è possibilità di studio per le donne), all'università conosce  Pietro Curie giovane scienziato francese, profondo conoscitore dei problemi di fisica, già noto per la scoperta di una legge fondamentale del magnetismo. (legge Curie) quando conobbe Maria Sklodowska, di otto anrn più giovane di lui. Maria apparteneva ad una famiglia che si dibatteva in gravi difficoltà economiche: il padre, professore di fisica, sospettato di irredentismo, era stato dimesso  dall'insegnamento e sottoposto a sorveglianza speciale.
Quinta ed ultima figlia, Maria aveva dimostrato, fin da bambina, una spiccata tendenza per le scienze. Compiuti con molto successo gli studi medi, poiché l'università di Varsavia era, in quei tempi,  chiusa alle donne, ella aveva ottenuto dai suoi familiari il permesso di recarsi a Parigi a frequentare la facoltà di scienze, alla Sorbona. Per alcuni anni visse una vita austera, tutta presa dalla sua passione per le ricerche di laboratorio e fu proprio nel laboratorio dove trascorreva la maggior parte delle sue giornate (un semplice e disadorno stanzone parigino precedentemente  adibito a rimessa per carrozze) che Maria ebbe modo di conoscere, apprezzare ed amare il professor Pietro Curie.
Dopo essersi uniti in matrimonio, Pietro e Maria continuarono  con fervore i loro studi e, quando nacque la prima figlia, Irene, Maria Curie riuscì ad essere contemporaneamente ottima madre,  moglie e valente studiosa.
Le ricerche effettuate riguardavano le proprietà che hanno i sali di uranio di emettere delle radiazioni; i coniugi Curie scoprirono  che il fenomeno di radioattività si riscontrava anche in altri minerali e supposero l'esistenza di un elemento sconosciuto, ancor più radioattivo dell'uranio.
Per dimostrare fondata l'ipotesi, Pietro e Maria lavorarono febbrilmente per anni, incontrando difficoltà di ogni genere.
Pietro Curie, stanco e sfiduciato, voleva rinunciare all'immane impresa, ma la moglie lo incoraggiò a perseverare e finalmente nel 1902, ella riportò la meritata vittoria riuscendo ad isolare la sostanza sconosciuta, cui diede il nome di « radio ».
Incominciò allora il periodo della gloria e l'Accademia delle Scienze di Stoccolma assegnò ai coniugi Curie il premio Nobel.
Pietro Curie, nel 1906, morì in un incidente stradale e  Maria, dopo un doloroso periodo di smarrimento, riprese, infaticabile,  il suo lavoro e scoprì un metodo per dosare il radio.
Nel 1911 per la seconda volta ricevette il premio Nobel.
Allo scoppio della guerra del 1914, Maria Curie abbandonò gli esperimenti e si mise a disposizione del comando militare, per l'organizzazione di ambulanze e di ospedaletti da campo.
Maria si impegna con entusiasmo, individuando, tra l'altro, un nuovo elemento radioattivo, che patriotticamente chiama polonio.
Per le loro scoperte i tre (i coniugi Curie e Becquerel) ottengono il premio Nobel nel 1903.
Maria Sklodowska Pierre Curie muore nel 1906 in un incidente stradale.
Maria si dedica interamente agli studi, promuovendo i primi laboratori radiologici.
Muore nel 1934 di leucemia, probabilmente contratta proprio a causa della sua attivìtà, di cui a quel tempo si ignora la pericolosità. Ha 67 anni.

Quel giorno
È l'autunno del 1902. Ho 35 anni, molti problemi. Vivo in una casetta al numero 108 di boulevard Kellennan, a Parigi. Dopo aver messo a letto Irene, mia figlia che ha 5 anni, con Pierre, mio marito, corro alla vecchia rimessa che ci è stata concessa per i nostri esperimenti.
Da quattro anni, attraverso fusioni e separazioni, cerchiamo di isolare da un raro minerale detto pechblenda o uraninite la materia che emana speciali radiazioni. Ci inoltriamo nella rimessa senza accendere le luci. Stiamo attenti a non inciampare.
Ed ecco: le briciole preziose del radio si mostrano finalmente attraverso le fialette di vetro.
Brillano azzurrognole e fosforescenti come sospese nell'oscurità.
Fisso la misteriosa sorgente di luce, il radio, il "nostro" radio. II mio cuore canta di felicità, la lunga attesa è diventata realtà, la scoperta è finalmente dimostrata.

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