Sergio Corazzini scrive una lettera a Palazzeschi
alle vostre parole fervide di gioia e di voti augurali, rispondo oggi, riavutomi appena da una grave insidia alla mia salute, e voglio, prima di ogni altra cosa, dirvi di me. Ecco, mio dolce fratello, la lotta cogli uomini non è per colui che sappia ogni felicità nel dolore. lo so provar ribrezzo, ma non ingiuriare.
Gli amici pensano della mia vita niente altro che un povero piccolo sogno.
Ecco. E i libri di poesie da me pubblicati sono lo specchio umile della mia semplice anima. Ricordatevi di Jammes:
le ne sais pas. Qu'est-ce que je sais?
Est-ce que je vis? Est-ce que je reve?
E che dolce sorpresa trovarmi con San Francesco, leggendovi!Attendo la vostra opera, me ne scrivete con semplice profonda gioia, io vi auguro la più bella stella.Verrete, un giorno a vedermi? E le tristi ville romane sapranno, un giorno, il canto delle nostre due anime?Conoscete Corrado Govoni? È un mio grande fratello.Egli verrà presto, verrà dalla sua tetra Ferrara, in Quaresima. Vi trovaste!Arrivederci, amico lontano lontano, arrivederci e vogliate ricordarmi al Moretti.Noi ci uniremo e ci ameremo.»