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Poesia di Enrico Pea 
A Maria
Ti porterò le primizie di maggio,
e niuno potrà esserne geloso.
L'erba ti porterò che sempre odora,
erba Santamaria, foglie e coltello,
e le viole che crescono in silenzio
tra i colaticci di tre metri d'orto.
L'offerta è poveretta a una Regina,
alla Regina di tutto il creato.
E' come se portassi un'oncia d'oro
al tesoro del gran re Salomone;
è come un chicco di grano al granaio
di Faraone, un trifoglio in un prato.
E' come se volessi col mio fiato
alimentare una bufera immane,
o portare all'oceano un contributo
con il pianto dei miei occhi mortali.
Hai per diadema le stelle del cielo,
Madre, e ti offro un mazzetto di fiori
con queste poche sillabe d'amore
nella speranza di tornarti in core.
Mi faccio bimbo e ti chiamo Maria
e mi risponderai come rispondi
ai piccolini cui inanelli il capo.
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