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Poesia di Francesco Pastonchi 
La bella fiaba

O bella fiaba delle sette stelle 
ma troppo corta, e non può restar sola.
Mamma lo sa che i bimbi, or che n'han gola,
voglion che le accompagni altre sorelle.

Non li vedi? Son li: nessun le svelle
gli occhi dagli occhi: aspettan la parola
che li porti nel regno della fola,
questi mendichi d'imagini belle.

E mamma indugia, mira i lor visetti
bianco-rosati, le sbocciate bocche,
gli occhi vividi sotto i fini archetti;
poi, ravviando al suo pił piccolino
sul collaretto candido due ciocche
di fitto oro, incomincia: In un giardino...

In un giardino che si chiama Empiro,
sempre cullato da un tranquillo vento,
c'erano tre fontane, una d'argento
e l'altra d'oro e l'altra di zaffiro.

E tre paoni vi traevano in giro
un continuo pavoneggiamento...
Sorride mamma. Ciascun viso è intento,
e quasi non muove ala di respiro.

Guardano i bimbi nascer dalla cara
voce i paoni, lenti e nel sorriso
aprir le belle code tutti e tre.

Sorride mamma, e vede la sua chiara
vita che si riflette in ciascun viso...
«E venne un giorno in quel giardino un re».

Da Randagio (poema)

Tra le ore più belle della nostra infanzia sono senza dubbio da porre quelle trascorse in un soave abbandono della fantasia
ascolt
ando le fiabe della mamma. Vibrava nell'aria la voce cara e a quel suono la nostra immaginazione vagava in un mondo incantato di re e di regine, di maghi e di fate, qualche volta pauroso, più spesso fascinoso come un invito alla gioia e alla felicità.
Ecco come uno di quei momenti viene colto e ritratto da un poeta. C'è una mamma la quale gode - oh quanto gode! - ad osservare sul volto dei suoi bimbi lo stupore e l'incanto delle belle immagini che con le sue parole essa suscita nella loro fantasia.

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