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Poesia di Arthur Rimbaud
Vocali

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno i vostri ascosi nascimenti.
A, nero vello al corpo delle mosche lucenti
che ronzano al di sopra dei crudeli fetori,
golfi d'ombra, E, candori di vapori e di tende,
lance di ghiaccio, brividi di umbelle, bianchi re;
I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle
che ridono di collera, di ebbrezza penitente;
U, cicli, vibrazioni sacre dei mari viridi,
quiete di bestie al pascolo, quiete dell'ampie rughe
che alle fronti studiose imprime l'alchimia.
O, la suprema Tuba piena di stridi strani,
silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi:
O, l'Omega ed il raggio violetto dei Suoi Occhi!

Il sonetto, uno dei più noti componimenti dell'autore, probabilmente è del 1871, lo stesso anno in cui, scrivendo all'amico Paul Demeny, il giovanissimo Rimbaud rivendica al poeta la facoltà di «farsi veggente», la capacità cioè di penetrare nell'ignoto «mediante lo sregolarsi di tutti i sensi», dopo essere passato  attraverso la piena conoscenza di sé, aver «cercato», «scrutato», «saggiato» la propria anima.
È questa in sintesi la «teoria della veggenza» grazie alla quale si può comprendere il significato del sonetto che, attraverso associazioni di colori e immagini al suono delle vocali, si accosta ai misteriosi, soggettivi meccanismi della mente.
Le vocali sono suoni che fanno parte della quotidiana esperienza comunicativa, ma che in sé non hanno significato: ridotte alla loro essenza, compaiono nella poesia come suono e forma, e diventano il punto di partenza per penetrare nella realtà interiore sul filo delle associazioni simboliche.
Nel leggere la poesia bisogna, dunque, evitare di ridurne la portata eversiva andando alla ricerca di una logica che chiuda in un significato stabile le libere associazioni di idee e sensazioni.
Piuttosto bisogna lasciarsi andare alle impressioni che nascono dall'accostamento di suoni, forme, colori, immagini, che traducono stati d'animo del poeta, improvvise «illuminazioni», percezioni soggettive non sempre riconducibili a una comune esperienza con il lettore.

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