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Poesia di Gioachino Belli
La matina de pasqua bbefania

Ber vede è da per tutto sti fonghetti,
sti mammocci, sti furbi sciumachelli,
fra 'Da bbattajjeria de ggiucarelli
zompettà come spiriti folletti!
Arlecchini, trommette, purcinelli,
cavallucci, ssediole, sciufoletti,
carrettini, cuccù, schioppi, coccetti,
sciabbole,bbarrettoni, tammurrelli...
Questo porta la cotta e la sottana,
quello e vvistitom càmiscio e ppianeta,
e cquel' antro è uffizzial de la bbefana.
E intanto, o pprete, o cchirico, o uffizziale,
la robba dorce je tira le deta;
e mmamma strilla che ffinissce male.

Il quadro dell' atmosfera di gioia tipico del giorno della Befana si completa con questo sonetto che più degli altri ricostruisce i rumori, le sensazioni, la confusione dei bambini impazziti. Quello "zompettare" è poi un'immagine delicata tipica di quando Belli affronta il mondo infantile.  Il sonetto, come al solito, si presenta leggibile da almeno due prospettive: quella del documento, con la lista dei giochi, e quello della memoria, con il recupero di una sensazione sospesa di sapore fiabesco, quando l'attesa e l'arrivo della Befana segnavano il momento più magico dell'anno, l'unico comunque in cui protagonisti diventavano i bambini.

6 gennaio 1845

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