Racconto di Carlo Cassola
Lucky e il mare
Il mare non era mai venuto meno al suo bisogno di compagnia.
Sembrava una creatura vivente: specialmente adesso che la superficie dell'acqua era tutta solcata dal vento.
Simile a un rastrello il vento la graffiava, facendola spumeggiare anche al largo. Vicino era un continuo ricadere di spruzzi bianchi.
Eccitato dallo spettacolo, Lucky corse lungo la riva abbaiando.
Il tratlo di sabbia dura era largo quasi quanto la spiaggia.
Fin dove poteva spingersi lo sguardo, la spiaggia era tutta in quel modo: una larga fascia bruna accompagnata da una sottile striscia chiara a ridosso delle dune.
Oltre un certo punto non si vedeva più niente, a causa della sabbia sollevata dal vento.
Lucky correva sulla sabbia bruna, incurante di essere raggiunto dalle ondate più lunghe.
Una volta sola il mare gli fece paura.
In fondo c'era come una buca; laggiù era arrivata una muraglia d'acqua che prima di rompersi si erse in tutta la sua altezza.
Lucky si spaventò e corse verso le dune.
Nello stesso momento, l'onda si rompeva e il velo d'acqua risaliva la spiaggia.