Racconto di Bino Sanminiatelli
Una sera di Dicembre
Una sera di fine dicembre. La nebbia sale dalla valle e si confonde col fumo lento delle case.
E' una lentezza pacata che si distende sulle fatiche ultimate degli uomini; è una carezza un premio.
Cominciano le veglie nelle case, che sono tutte una lunga veglia di Natale.
La natura è spenta e la terra svapora in un elemento confuso e primitivo.
I suoni sono spogliati e si perdono in un'aria vuota dove sembrano morire.
S'odono voci di bimbi, versi di tacchini (i lieti animali del Ceppo), campane che si sciolgono una dopo l'altra, come lo snodarsi d'una catena sonora.
Ma tutti i suoni sono esteriori: ché nulla viene dalla terra, ormai ridotta a un'ombra vagante. La crosta della terra è sterile, l'erba invetrita, l'acqua ghiacciata.
E il cielo è lontano e distaccato.
Nulla più geme, dubita, lotta, sospira. E' la stagione delle fredde certezze.
C'è una netta divisione: la casa e fuori. La casa è la vita; tutta la vita presente, tutti i germi della vita futura si sono raccolti in casa.
Le pine e la legna nel caminetto prendono importanza, sembrano le uniche pine e le uniche legna rimaste al mondo, e servono a mantenere nella casa la vita.
Chi le avrebbe notate le pine perdute tra i cespugli del bosco prima che le raccattassero i ragazzi e le mettessero in un corbello per portarle a casa col vischio e il pungitopo? E quegli enormi tronchi di legno dove il fuoco scava archi e volte e gallerie a spirale, non erano che ramoscelli secchi d'una pianta perduta fra molte altre. E quelle provviste di mele e di castagne, di conserve e di farine (considerate un giorno miseri raccolti) ora riempiono la casa d'opulenza e di conforto.
Fuori, tutto è diventato a un tratto lontano, freddo.
Da questo contrasto fra l'umana intimità della casa e la solenne purezza d'una notte in cui tutto ciò che è piccola e confusa voce terrestre è rimasto fulminato e ammutolito dall'ordine assoluto, è nata e venuta a noi la poesia del Presepio. Dentro, l'alito caldo d'un bue, fuori, freddezza di stelle e mistici canti celesti.
Con acuta sensibilità lo scrittore ha saputo cogliere la particolare atmosfera che avvolge uomini e cose in una notte fredda sera di dicembre.
Realistico il contrasto tra i due mondi: quello esterno e quello intimo della casa.
Tanto inerte, staccato e freddo appare il primo, quanto dolce, caldo ed accogliente il secondo.
L'umanità si è riunita intorno alla fiamma del focolare, per godere le gioie semplici e pure degli affetti domestici, mentre le umili cose rimaste quasi inosservate durante il periodo estivo, assumono ora importanza e divengono utili.
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