Poesia ungherese
Poesia di Sandor Petofi
Mi tormenta un pensiero
Mi tormenta un pensiero: ,
morire tra i guanciali, nel mio letto.
Lentamente appassire come il fiore .
roso dal dente d'un nascosto verme:
lentamente vanir come candela
che si consuma in una stanza vuota!
Non mi dare, Signore, questa morte:
io non muoia così.
Ch 'io sia un albero che il fulmine schianta,
che il turbine travolge;
sia rupe che precipita dal monte
giù nella valle col fragor del tuono
che scuote cielo e terra. ..
Quando i popoli oppressi insorgeranno
stanchi del giogo
con volti accesi e con bandiere rosse
e sui rossi vessilli sarà scritto
"Libertà universale! ",
quando sarà questo il grido
che sorgerà da oriente ad occidente,
e avvamperà la guerra alla tirannide:
là io cada, sul campo di battaglia,.
là sgorghi dal cuore il mio giovane sangue
il mio ultimo grido gioioso
si perda nel fragore della mischia
tra gli echi delle trombe e il rombo dei cannoni
e sul mio cadavere la foga
dei cavalli frementi
pel conquistato trionfo
trascorra e mi lasci
là calpestato.
Le mie ossa disperse sian raccolte
quando verrà il gran giorno
dei funerali, allor che tra un corteo
di bandiere abbrunate ad una lenta
musica solenne, una comune tomba
accoglierà gli eroi
morti per te, o santa
libertà!
Fra la tranquillità e la lotta, Petofi che partecipava alle lotte di indipendenza nazionale del suo popolo - sceglie la lotta e la concepisce nel senso estremo, come generosità che giunge anche a donare se stessi. Il carattere della giovane nazione ungherese e quello del poeta combattente si identificano.
Sandor Petofi (1823-1849) Patriota e poeta civile, diventò l'espressione lirica del popolo ungherese nella sua lotta per l'indipendenza. Morì in guerra, come aveva sempre desiderato. Opere: Fronde di cipresso, Poesie, Il martello del villaggio ecc.