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Il ritmo della poesia

 

Il carattere musicale della poesia deriva in primo luogo dal ritmo del verso, legato alla varietà degli accenti ritmici.
L'accento ritmico (o ictus) è qualcosa di diverso dall'accento tonico: ciascuna parola che entra a costituire il verso ha il proprio accento tonico su una delle sillabe che la compongono (e sarà quindi tronca, piana o sdrucciola), ma soltanto su alcune sillabe del verso cade l'accento ritmico, che conferisce un'intonazione particolare al verso stesso.

La lettura a voce alta della poesia permette di apprezzare gli effetti di ritmo, a differenza della lettura silenziosa -da cui siamo maggiormente abituati - che rischia di non farceli percepire.

Nella metrica tradizionale, regole ben precise guidano il poeta nella scelta del ritmo,
nel senso che ciascun tipo di verso prevede l'ictus in determinate posizioni. Mentre però alcuni versi hanno un ritmo per così dire costante, poiché gli ictus cadono sempre nella medesima posizione, altri presentano una gran varietà di schemi ritmici.

Un esempio di verso a schema ritmico fisso è il decasillabo, in cui gli ictus cadono sulla terza, sesta e nona sillaba, come in questo esempio, tratto da Marzo 1821 di Alessandro Manzoni:
Soffermàti sull' àrida spònda volti i guàrdi al varcàto Ticìno. ..

Dalla posizione fissa degli ictus deriva al decasillabo un ritmo particolare, scandito e un po' monotono; ben diversa la natura ritmica dell'endecasillabo, contraddistinto da una grande varietà di accentazione metrica: infattl, alla di la della regola costante secondo cui la decima sillaba è sempre segnata dall'ictus, esistono svariate combinazioni di accenti ritmici.

L'endecasillabo deriva dall'unione di due versi, un quinario e un settenario.
Se ne hanno perciò due tipi fondamentali:

-l 'endecasillabo detto a minore (che inizia con il verso di minor lunghezza): quinario + settenario;
- l'endecasillabo detto a maiore (che inizia con il verso di maggior lunghezza): settenario + quinario.

Naturalmente occorre che il primo membro, quinario o settenario, sia tronco (includendo non soltanto il caso in cui termina con vocale accentata, ma anche quello in cui si conclude con vocale tonica + atona), oppure che tra il primo e il secondo membro ci sia sinalefe (come in questo verso di Dante: Quand'ella ha in testa una ghirlanda d'erba, che scandiremo così:
Quan - d'el - la ha in -te -sti -na -ghir -lan -da -d'er -ba,
riconoscendovi un endecasillabo a minore nel quale il primo e il secondo membro sono uniti da sinalefe).

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