Poesia di Pietro Mastri
La donna della terra
Era una villanella, di quelle che scendono a frotte
di là, di dentro la terra, alla città di mare,
per vendere alle case minuzie dei campi: di notte
si partono, carIche, dal lor casolare,
e fanno miglia e miglia, e con il sole è il loro arrivare.
Gettando il suo grido canoro, questa veniva soletta ora verso
di me. Portava in bilico sul capo una cesta rotonda,
larga di fondo e bassa, di salcio e di vertice terso:
e un braccio aveva alzato per reggere all'orlo la sponda;
l'altro poggiato ad arco sul fianco, col palmo riverso.
E come chi, leggero, fa buon cammino e non par che s'affretti,
ella veniva flessibile e snella,
diritta e spedita, in succinta gonnella,
molleggiando sui nudi garetti
al batter de' suoi zoccoletti.
Mi soffermai a guardarla. Credendo ella, per certo,
ch'io volessi far compre, si fermò pure: un solo
gesto delle sue braccia levate, ma pronte ed esperte:
si tolse il fardello 4 di capo e lo depose al suolo:
poi sciolse il telo bianco, ond'era con cura coperto.
Tutta de' suoi poverelli tesori mi apparve colma la cesta:
l'ova raccolte calde, nel covo, ogni mattino;
la coppia dei galletti, di primo canto, che ergevan la cresta
rossa, fuor della sponda, e l'occhio fremente; la resta
degli agli argentei; il fiasco dell'olio verdolino;
e il rosmarino, e il ginepro, e il finocchio a mazzetti, e la mortella;
e i fichi stillanti miele sulla lor foglia ove fu il loro fiorire;
e la primizia ambrata dell'uva moscatella;
e i cetriolini, e tutta insieme quella
ch'essa gridava «bella robina da indolcire.»
Richina a terra, fra quei suoi rusticani tesori,
volgeva ella in su la faccia, mordicchiando una cocca
della pezzola a vivaci colori
che le ombreggiava il capo. Vedevo nell'ombra la bocca
fresc3;, i dolci occhi neri, le guancie dell'abicocca.
«Un grappolo d'uva» le chiesi: «per la sete». Mi guardò e sorrise:
ne scelse uno fra gli altri dorato fragrante di sole, un gioiello,
e me l'offrì. «Per la sete, non si paga» ella disse; e sorrise.
Poi, bene equilibrata la cesta sul capo, si scosse bel bello,
battendo i suoi zoccoletti, gettando il suo grido a stomello .
da Ultimi canti
Pietro Mastri, nacque a Firenze nel 1868, e ivi morì nel 1932. La copiosa produzione poetica del Mastri, uno dei fondatori del Marzocco, riunita e selezionata nel volume La fronda oscillante (1923), mostra chiaramente gli influssi
pascoliani, là anche dove la materia è diversa. Postumi apparvero Ultimi canti (1933).