La condizione della donna
Durante il Rinascimento e nei secoli successivi, la donna perse il carattere quasi di simbolo ideale. Fu considerata e trattata molto realisticamente. Fu, in genere, ricacciata all'interno delle pareti domestiche a svolgere le sue mansioni di moglie, dì madre, di chi doveva collaborare con l'uomo al successo delle attività della famiglia, ma sempre in posizione subalterna.Gli affari importanti erano sempre trattati dall'uomo. La posizione sociale, economica, politica, di una famiglia era calcolata sempre e soltanto dall'attività, dalla figura, dai rapporti, dai titoli, dalle capacità di amministrazione dell'uomo.Nel corso dell'Ottocento, con le trasformazioni imposte alla società dalla Rivoluzione industriale, la donna, soprattutto nelle fasce popolari, cominciò a svolgere un ruolo nuovo e diverso. Con la possibilità di impiegarsi in fabbriche e aziende, anche se con orari pesantissimi e con un trattamento economico cattivo, se non pessimo, la donna iniziò ad uscire dalla casa e a svolgere una funzione esterna, che prima non si sarebbe immaginata.
Tuttavia, quando si ponevano i problemi di associazione delle forze lavoratrici, di sciopero, di rivendicazione di miglioramenti di salario si trattava sempre e soltanto della condizione maschile. Le rivendicazioni riguardavano solo gli uomini. La donna, anche se lavorava fuori di casa, prendeva parte agli avvenimenti unicamente da spettatrice, che poteva essere interessata alla risoluzione dei problemi del marito, del padre, dei figli.
Ma le irrequietezze, i fermenti, le agitazioni, le lotte di classe l'Ottocento, non furono inutili per la trasformazione della coscienza della società. E di ciò si avvantaggiò anche la condizione femminile.
Le spinte al rinnovamento in questo campo tardarono a venire.
Nel sottosuolo della storia, però, si preparava una rivoluzione.