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La fiaba
di Severino Ferrari

Il quadretto d'una incantevole scena familiare è colto con felici tratti da Severino Ferrari, discepolo prediletto del Carducci e amico di Giovanni Pascoli. I bambini sono raccolti intorno alla nonna e ascoltano con attenzione le sue parole e intanto va gano con la fantasia in paesaggi e mondi incantati dove tutto s'anima al tocco d'una meravigliosa virtù magica. L'Orco e il Principe a poco a poco acquistano contorni sempre più definiti ed emergono da quel fondo fantastico e di sogno, avvincendo completamente l'animo
dei piccoli ascoltatori. I bimbi tremano graziosamente, come le rose sfiorate dal vento, ma le bimbe scoprono qualcosa di più nelle parole della nonna: il principe azzurro del loro futuro. Quest'ultima immagine con fine arguzia chiude la breve poesia, così lieve e blanda nella limpida trasparenza dei pochi versi

La nonna fila e dice: Suggon le sue parole
i bimbi coloriti, le belle occhi - di sole.
Dice del minor figlio d'un re, smarrito a caccia
e dell'orco che annusa fiero l'umana traccia.
Dell'orco i bimbi tremano come al vento le rose
ma dietro il re si perdono le belle occhi - pensose.

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