Poesia di Vincenzo Fiaschitello
La chiesetta di campagna
Nello specchio incrinato scorgo
il tuo volto opaco e frantumato,
ma non serve il mio fiato
a rischiararlo.
Rammenti quel mattino?
Pallido, velato come luna, il sole
se ne stava in alto avvolto
nella soffice coperta di nebbia,
insieme andammo a visitare
la chiesetta di campagna.
Lacrimavano i santi
(così ci parve, sicuri di non ingannarci)
forse perché durante i giorni
e gli anni, ciuffi del sacro fumo
di incenso e di candele si erano
elevati fino ai loro occhi,
rannicchiandosi infine tra i crocifissi
degli altari e le travi del soffitto a cassettoni.
Fuori, seduto sull'ultimo gradino,
pipava un vecchio contadino
e attraverso gli anelli di fumo
che nell'aria soffiava, gli occhi
abbracciavano il vasto spazio
dei campi di erba medica.
Senza interruzione tubava
una tortora in lontananza, dal tetto
della chiesetta il canto di un fringuello
carezzava i suoi pensieri.