Poesia di Vincenzo Fiaschitello
Alla stazione
Mi chiamava, da bambino,
a giochi d'ombre e di paure
il lume scosso che portava
il ferroviere a passi lenti lungo
la ghiaia raschiando i binari.
Bucava l'oscurità ventosa
delle sere d'inverno, la luce,
a tratti filtrando tra le selci
dei muri e le siepi di rovi.
Restavo col padre ad aspettare
il nostro treno, quando si aveva
notizia dell'arrivo di un merci.
Spesso sbuffando giungeva
e il cuore batteva forte,
ma il nostro non era.
Calò la notte sulla nostra speranza
quella sera e tante altre ancora.