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Poesia di Vincenzo Fiaschitello 
Settembre

A settembre raccoglievo pupille

di carrube dimenticate tra i fitti

rami degli alberi. A volte vedevo

brillare una maiuscola carruba

e con timore la riponevo nel cesto.

Poi, riscuotendomi, mi assolvevo

per quel che mi sembrava una onesta rapina.

La sera, in piazza accanto alla fontana,

piangevo se a terra giaceva il corpo

inerte di un colombo, di uno di quei

colombi che arrivano vicinissimi

ai piedi per beccare l'ultima briciola.

Giaceva senza vita, ancora piumato,

come addormentato, ignorato

dai compagni che svolavano attorno.

Ma... mi spiace rubare il tuo tempo!

Io narro qualcosa di una infanzia

non tua, che scrivo su una pagina

intrisa di stupore d'acqua e di vento,

destinata a marcire in un anfratto

di rovi che murano il mio cuore.

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