Poesia di Vincenzo Fiaschitello
Non resta che la memoria
Le arse stoppie nei campi
ti ferivano i piedi nudi
in corse sfrenate, cui solo
la frenesia dell'infanzia dava
ali così larghe da sfuggire
alla calura estiva portandoti
tra le nuvole bianche,
soffici nidi nell'azzurro del cielo.
Non resta che la memoria di ciò
che fu e non ritorna,
non resta che il rimpianto
di aver percosso la vita e lasciato
a metà mete di miti aspirazioni.
Scendendo nel cuore dell'essere
saprai che il nostro esistere,
gomitolo più o meno denso
di sogni e di apparenze,
è stato trasparente vanità,
duro nocciolo di niente.