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Poesia di Vincenzo Fiaschitello 
L'albero del nulla

Mi hai detto che ieri hai stirato

quattordici camicie, che hai lavato

i pavimenti, innaffiato i gerani.

-Ti ho lasciato libero di viaggiare

in quei tuoi paesi senza nome,

in quel tuo campo sterile dove c'è 

il tuo unico albero del nulla.

-Ma è a quest'albero che appendo

come in un antico armadio tarlato,

tutte le nostre cose, abiti démodés

del nostro vivere di un tempo

e del presente gonfio di malinconia,

nel quale si specchiano rughe

e illusioni di futuro, dove ancora

crediamo di ritrovarci.

Lascia, dunque, che quell'albero

viva per dare ossigeno alla nostra

vita, perché non sia un deserto.

Alla sua ombra ci ripariamo

insieme finché verrà il tempo

e non importa chi di noi due

per primo varcherà la soglia

della porta di casa per l'altrove:

ti aspetterò...mi aspetterai!

Entrerò nel tuo sogno di verità

e tu entrerai nel mio e insieme

conteremo i giorni dall'inizio

della nostra prima tenerezza:

un soffio? un nulla?

Forse! Io a te sconosciuto, tu a me:

sconosciuti come le infinite ombre

ospiti di Dio.

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