Poesia di Sandro Spallino
Oltre la tempesta
Non vedremo più i tamerici
avvinti all’assetata luce,
nembo o vortice che assonna i lidi,
dal mare irrompe in spume.
Torneremo alla tempesta che
sparpaglia, un acqua a un suolo
che barbaglia, ricorderemo ch’era l’ambra
il presagio, il cane impazzito che abbaia.
Il tempo che tu pensi sovrano, dacchè inarchi le ciglia!
Qui si è fermato.
Qui non ti si raggiunge…la mente distoglie d’un tratto,
ogni suo atto, è l’istante in cui qualcosa
t’ha salvato con invisibile mano…
Mario puoi vederla nel buio agitarsi d’un ramo,
slegata all’esilio che la chiude
e discesa a te per finestre mal chiuse,
e trapela un presagio di ventura…dall’aldilà.
E’ la stampato su uno specchio di lago,
ciò che poteva essere di te altra sorte,
ma non è stato.
avvinti all’assetata luce,
nembo o vortice che assonna i lidi,
dal mare irrompe in spume.
Torneremo alla tempesta che
sparpaglia, un acqua a un suolo
che barbaglia, ricorderemo ch’era l’ambra
il presagio, il cane impazzito che abbaia.
Il tempo che tu pensi sovrano, dacchè inarchi le ciglia!
Qui si è fermato.
Qui non ti si raggiunge…la mente distoglie d’un tratto,
ogni suo atto, è l’istante in cui qualcosa
t’ha salvato con invisibile mano…
Mario puoi vederla nel buio agitarsi d’un ramo,
slegata all’esilio che la chiude
e discesa a te per finestre mal chiuse,
e trapela un presagio di ventura…dall’aldilà.
E’ la stampato su uno specchio di lago,
ciò che poteva essere di te altra sorte,
ma non è stato.