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Aretusa e Alfeo
Poesia di Salvatore Quasimodo
Seguendo l'Alfeo

Gli accordi della terra, 
il suono dell' argilla, 
i giunchi di ruggine, foglie basse 
verdi lungo la riva dell' Alfeo 
verso Olimpia di Zeus e di Era, 
ma più d'ogni consenso i segni dentro 
d'una rovina ostinata, l'assurdo 
di contrasti oscuri: relitti, poi, 
di negazioni difese come vita.
E- non importa l'armonia delle acque,

Alfeo, sei mite, silenzioso qui
nell'Elide: sui ciottoli oscilla .
un sole di crisalide
che pare tramonterà con astuzia,
cosi lunga la sua fuga. lo non cerco
che dissonanze, Alfeo,
qualcosa di più della perfezione.
Potessi dirottare ora da Olimpia,
dall'intreccio di pini, ancora forme
respinte dalla morte, oltrepassare
l'arco chiuso che conosco. Una porta
da forzare, Olimpia luogo sapiente
di villeggianti, un balzo da ladro
basta sul cavallo d'un frontone, il piu
focoso. Non un luogo dell'infanzia
cerco, e seguendo sottomare il fiume,
già prima della foce in Aretusa,
annodare la corda
spezzata all'arrivo.
La cntinuazione quieta e indistinta,
Olimpia, come Zeus, come Era.
Guardo il tuo capo staccato sul verde,
con una luna di paglia accesa.

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