Login

Pin It

Poesia di Salvator Vincenzo Rosati 
Gio’ e Dostoeschij 

Chi fosse o cosa non sapevo·

quando cominciasti a recitare

confusa fra il chiasso spavaldo dei clienti;

fra briciole di pane e odori di soffritto e vino

mettevi in bell’ordine parole di pagine a memoria

con la voce come un murmure sospinta

dal fondo limaccioso di una identica inquietudine

Nero era il tuo vestito di flanella

che ti tratteneva il tornito seno

tale a quel cielo invernale costretto fuori

oltre la finestra dalle tendine tirate

su ineffabili costellazioni

“Dostoeschij: L’idiota” mi chiaristi infine

e fu lo stupore di quando un vecchio del mio paese natio

con me ancora adolescente da qualunque verso dell’opera

proseguiva a mente l’intera Commedia

Tutta la nostra vita pareva convenuta là;

mentre abbandonati a quel tavolo

come su un legno di fortuna fra i marosi

proseguivo ormai stordito

a fissare le tue labbra

colme di timidezza e di lussuria

“Dostoeschij” ti chiamai

per l’intera notte e i giorni avanti;

ma tu sei stata corpo e sentimento

desiderio e tenerezza

destinata a sciogliersi nel tempo

in rivoli di storie

······················· E’ per questo mia Giò

che in me l’Autore è il capitolo di un libro

mentre tu sei diventata per sempre

un palpitante romanzo

Pin It

Commenti