Poesia di Piero Tucceri
Perché nascesti?
Non t’eri mai piaciuto
Non sapevi cosa fare nella vita.
Non sapevi cosa fare della vita.
Ti sentivi solo.
Ed eri solo.
Eri solo con te stesso.
Neppure tua madre ti voleva.
Se avessi potuto farlo,
ti saresti sbarazzato di quel corpo.
Di quel corpo che tu stesso non amavi.
Di quel corpo che neppure tua madre amava.
Così ti ribellavi.
Volevi che lei,
tua madre,
non avesse preferenze.
Volevi che lei non amasse
soltanto tuo fratello.
Per questo rimanevi sempre chiuso
dentro la tua stanza.
Lo facevi per non sentirli.
Cercavi di estraniarti
con i compiti da fare,
e rimpiangevi di averli finiti,
quando, riemergendo da essi,
ti accorgevi che il conflitto era sempre lì.
Pronto a dividerti dalla tua famiglia.
Intanto tua madre ripeteva
“avevo fatto meglio ad abortire”.
Allora ti chiudevi nel mutismo.
Lei sapeva che con quella frase
ti feriva nel profondo.
Ma non desisteva.
Voleva farti soffrire.
E infatti soffristi.
Soffristi fino ad allora.
Soffristi fino a quel giorno
quando, ormai sfinito,
ti addormentasti per sempre
nel tuo lettino.
Quel giorno il tuo volto
finalmente si distese.
Come non aveva mai fatto prima.
Era disteso
per essersi finalmente disfatto
di una breve, ma penosa esistenza.
Perché nascesti?