Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLI
Sventure del mese di Gennaio quando l'indifferente
mezzogiorno stabilisce la sua equazione nel cielo,
un oro duro come il vino d'una coppia ricolma
empie la terra fino ai suoi limiti azzurri.
Sventure di questo tempo simili a uve
piccole che concentrano il verde amaro,
confuse, nascoste, lacrime dei giorni,
fino a che l'intemperie rivelò i loro grappoli.
Sì, germi, dolori, tutto ciò che palpita
atterrito, alla luce crepitante di Gennaio,
maturerà, arderà come se fossero i frutti.
Saran divise le pene: l'anima
darà un colpo di vento, e la dimora
resterà pulita con il pane fresco sulla tavola.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLII
Radianti giorni cullati dall'acqua marina,
concentrati come l'interno di una pietra gialla
il cui splendore di miele non abbatté il disordine;
preservò la purezza di rettangolo.
Crepita, sì, l'ora come fuoco o api
e verde è il compito di sommergersi nelle foglie,
finché verso l'alto il fogliame
è un mondo scintillante che si spegne e sussurra.
Sete del fuoco, bruciante moltitudine dell'estate
che costruisce un eden con alcune foglie,
perché la terra dal volto oscuro non vuole sofferenze,
ma freschezza o fuoco, acqua o pane per tutti,
e nulla dovrà dividere gli uomini,
altro che il sole o la notte, la luna o le spighe.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLIII
Cerco un segno tuo in tutte l'altre,
nel brusco, ondeggiante fiume delle donne,
trecce, occhi appena sommersi,
piedi chiari che scivolano navigando nella schiuma.
D'improvviso mi sembra di scorger le tue unghie
oblunghe, fuggitive, nipoti di un ciliegio,
altra volta è la tua chioma che passa e mi sembra
di veder ardere nell'acqua il tuo ritratto di fuoco.
Guardai, ma nessuna recava il tuo palpito,
la tua luce, la creta oscura che portassi dal bosco,
nessuna ebbe le tue minuscole orecchie.
Tu sei totale e breve, di tutte sei una,
così con te vo' percorrendo e amando
un ampio Mississipi d'estuario femminile.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLIV
Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.
T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLV
Non star lontana da me un solo giorno, perché,
perché, non so dirlo, è lungo il giorno,
e ti starò attendendo come nelle stazioni
quando in qualche parte si addormentano i treni.
Non andartene per un'ora perché allora
in quell'ora si uniscono le gocce dell'insonnia
e forse tutto il fumo che va cercando a casa
verrà ancora a uccidere il mio cuore perduto.
Ahi non s'infranga la tua figura nell'arena,
ahi, non volino le tue palpebre nell'assenza:
non andartene per un minuto, adorata,
perché in quel minuto sarai andata sì lungi
che attraverserò tutta la terra interrogando
se tornerai o se mi lascerai morire.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLVI
Delle stelle che ammirai, bagnate
da fiumi e da rugiade differenti,
io non scelsi che quella che amavo
e da allora dormo con la notte.
Dell'onda, un'onda e un'altra onda,
verde rame, verde freddo, ramo verde,
io non scelsi che una sola onda:
l'onda invisibile del tuo corpo.
Tutte le gocce, tutte le radici,
tutti i fili della luce vennero,
mi vennero a vedere presto o tardi.
Io volli per me la tua chioma.
E di tutti i doni della mia patria
solo scelsi i l tuo cuore selvaggio.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLVII
Dietro di me sul ramo voglio vederti.
A poco a poco ti trasformasti in frutto.
Non ti costò salir dalle radici
cantando con la tua sillaba di linfa.
E qui sarai dapprima in fior fragrante,
nella statua d'un bacio trasformata,
fino a che sole e terra, sangue e cielo,
ti daran la delizia e la dolcezza.
Vedrò sul ramo la tua capigliatura,
il tuo segno che matura nel fogliame,
che avvicina le foglie alla mia sete,
la mia bocca empirà la tua sostanza,
il tuo bacio che ascese dalla terra
col tuo sangue di frutto innamorato.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO XLVIII
Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'unirono con fili, ma con un aroma,
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.
L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non han fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
Sonetto XLIX
E' oggi: tutto l'ieri andò cadendo
entro dita di luce e occhi di sogno,
domani arriverà con passi verdi:
nessuna arresta il fiume dell'aurora.
Nessuno arresta il fiume delle tue mani,
negli occhi dei tuoi sogni, beneamata,
sei tremito del tempo che trascorre
tra luce verticale e sole cupo,
e il cielo chiude sopra te le ali
portandoti, traendoti alle mie braccia
con puntale, misteriosa cortesia.
Per questo canto il giorno e la luna,
il mare, il tempo, tutti i pianeti,
la tua voce diurna e la tua pelle notturna.
Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda
SONETTO L
Catapos dice che il tuo riso cade
come un falco da una brusca torre
e, davvero, attraversi il fogliame del mondo
con un solo lampo della tua stirpe celeste
che cade, e taglia, e saltano le lingue della rugiada,
le acque del diamante, la luce con le sue api
e lì dove viveva con la sua barba il silenzio
scoppiano le granate del sole e delle stelle,
precipita il cielo con la notte cupa,
ardono a piena luna campane e garofani,
e corrono i cavalli dei sellai:
perché essendo tu piccola come sei
lascia cadere il riso dalla tua meteora
elettrizzando il nome della natura.
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