di Eugenia Graziani Camillucci
L'albero, che ha perduto nell'inverno tutte le sue foglie, sente la carezza del primo sole di marzo.
Svegliati, dunque! gli dice il sole e mettiti al lavoro.
Che cosa aspetti ancora? La buona terra è pronta a darti i suoi ricchi umori. lo ho tiepidi raggi.
L'aria ti sussurra intorno una dolce canzone...
L'albero ode le care voci e chiama dal suo cuore i teneri germogli. Ecco, ecco: si gonfiano le gemme, spuntano ai rami; stanno già per aprirsi le tenere foglie...
Piano! mormora l'albero alle sue creaturine delicate non abbiate fretta.
Ma con questo sole... dicono le gemme.
Non bisogna fidarsi. Tenete le vostre foglioline nella fascia grossa e gommosa che le avvolge: È ancora presto per sbocciare.
Fremono, le foglioline, al richiamo del sole.
Ma intanto il cielo si vela di nebbia.
E l'aria subito ridiventa fresca. Nella notte la brina si posa sui germogli delicati.
Aveva ragione la brava pianta previdente.
La nebbia uccide le tenere foglioline.
Restano vive e robuste le gemme che hanno obbedito, che hanno avuto pazienza e hanno tenuto le fogliette al riparo della fascia gommosa.
C'è ancora qualcun altro che vorrebbe fidarsi troppo del primo raggio di sole di marzo!
Oh mamma, questo cappottino pesa! Lo lascio a casa,
Si cammina meglio, senza!
Metti il cappottino, bambino mio.
Oh mamma, questa maglietta mi fa tanto caldo!
Sopporta il caldo, bambino mio.
Oggi mi tolgo le calze, mamma. Si sta bene con le gambe nude.
Tieni le calze, bimba. È presto: è troppo presto per scoprirsi. Marzo è capriccioso e noi dobbiamo aver giudizio. Meglio sopportare un po' di caldo che buscarsi un malanno.
I bambini impazienti non danno retta.
E poi: ecc!! ecc!! ecc!!