Poesia di Mario Luzi
Caccia
Che mare livido nelle sue rincorse contro i muri a fil di piombo
che branchi d'uccelli attesi al passo od al ritorno dei bunker,
gridano più d'ogni altra volta: «È autunno,
è il tempo di tua nascita a questa vita» nell' ora che a uno a uno
cadono uccelli sotto il piombo, prendono
vento lungo la caduta, ed a perdita d'occhio la foresta
lascia di ramo in ramo foglie, lembi
di fuoco, brani di vita ancora palpitante tra le piume.
Ora e qui, dove il cane alza la starna
e talvolta per una breve tappa
di ore si attendano i re zingari
nel viaggio tra borgo e borgo, e foglie
e uccelli stanziali e migratori,
lievi e grevi, s'abbattono sul suolo
fradicio, non ancora freddo, tempo
di mia nascita e insieme tempo e luogo
per ricordare i miei morti per forza,
i miei caduti sotto il piombo - poco
prima i miei padri, dopo i miei fratelli
m' investe a fiotti in pieno viso il vento
di vita e tutt'uno di rapina
e di morte, mi mozza il fiato, mentre
levo le mani a questi alberi e spicco
frutti per la mia cena ancora avido.
«È il tempo di tua nascita». Riposano,
muoiono nella vita, essi, periscono
nell'avvenite; e il festoso, l'oscuro si diffondono
per foglie morte, per ali inerti come piombo
a vincere e a espiare tutto quel che ha avuto fine.
La poesia, in versi liberi, è divisa in tre strofe disuguali. La raccolta da cui è tratta, Dal fondo delle campagne, è stata pubblicata nel 1965.