Poeti Emergenti -
Poesia di Gabriele (Giampiero Iezzi ) -
Nel solitario vivere -
Ogni giorno rubato nell'attesa triste si consuma
come la candela accesa che illumina e scioglie
le idee chiuse son sogni appesi pipistrelli nell'angolo buio
della stanza spenta si perde il mio desiderio di poter alfin
guarire tra le strofe di questa poesia.
Consistente consolidato con poco sole il meteo emozioni
non varia il mio barometro freddo non si sposta dalla tristezza
indica nel cuor mio precipitazioni temporalesche per tutto
il di insolito grigio scurisce l'umore sbianca in volto si dissolve
via l'amore come energia con la testa confusa nelle nuvole e
con i lampi che tuonano nella mente pressata nel dolore.
Quasi sempre così sbrodola il quotidiano inchiodato seduto in
poltrona trascorro il tempo che mi sceglie i programmi televisivi
più belli per ingannare la lunga negativa attesa.
Con il telecomando è un continuo cambiar canali per trovarne
uno che dia tranquillità… in quasi tutti si strilla con liti nel
vano tentativo ognuno di parlare per affermare le proprie deduzioni.
In altri si da le notizie particolareggiate dei morti giornalieri... In
futuro pure io anche se puzzo di morte lontano un miglio, da qualche
parte devo ritrovare un po' di volontà interiore per fare quattro
passi di nuovo al sole, una passeggiata per ritrovare me stesso
nella necessità d'essere…Così, io lo preferisco nel solitario vivere.
Sono nel tempo sempre un po' di più schiavo della malattia e io
del mio corpo nel suo declino fisico che non più mi segue si scusa
rifregandomi s'appella alla suggestiva e varia affermazione, com'è
detta da altri, della "mancanza di salute" trattenuta da chissà qual
malvagio destino che io sento pungere sulla pelle e, pure attraverso
la morale si piange amaro.
Per tutti nel cuore lo è una piaga nell'anima quando nel ricordar si è
schiavi d'una brutta storia in eclissi di parole già sofferenti nel viso
nel confrontar gli stupiti occhi d'ognun ancora, dopo cinque anni, che
sono iridati d'odio di color rabbioso della mia famiglia.
La mia immagine, per loro, non è più di una persona ma un immobile
trofeo a richiesta da mostrare a chicchessia al momento del bisogno
che io non più vedo nel mirarmi allo specchio...Quel corpo ch'ancor
arrugginito nel rancor parafulmine è di tutti.
Invano subisce unico reo senza regolare processo tra persone civili
i gravi fatti del passato che rattoppano gli antichi guai e nuovi sulla
mia pelle stufa di offrirsi alla vita.