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Poeti Emergenti
Poesia di Gabriele
Feroce

Devo essere feroce nel parlare di te
come tu da dieci anni e oltre hai
inferocito la mia esistenza.
Parkinson sai, ci sono molte persone
nel guardare, esterefatti nel conoscermi
dicono..."mah... quello campa ancora! "
quando, io maledetto mi ostino a vivere
perchè amo la vita.
Più ti seguo, piu ti leggo,
più ti penso, più ci ragiono...
in parkinson, ooh Signore!
Lui offende la malattia
curata, se diagnosticata
incurabile da uccidere
se qualcuno ne ha la possibilità.
Un nemico feroce che distrae,
rovina, complica, prende in giro
la resistenza dell'esistenza...
il coriaceo è maledetto.
Perché?
ci toglie la vita
rovina il corpo
crepa il cuore nell'anima è
moltiplicatore che divide
la pazienza dall'amore per Dio
in rassegnazione con una
unica risoluzione... di pianto.
Nell'attesa dell'io, fesso, fesso,
già ero fesso garantito che aspettavo
reggendo il moccolo leggendo
le orrende poesie mie su scrivere.
Ovunque scrivo di lui per dare forza
al quid interiore che manca
dimenticato esterefatto di salute,
per uccidere e scemarlo
come nemico il parkinsoniano.
Nell' ardire al bisogno miseramente cade
nello spazio commento di altri poeti,
lasciando impronte dei suoi guai,
del perché CRISTO dona la disabilità...
forse l'indossarlo bene cupidigia
come un vestito di alta sartoria,
tarlando con un dolore porta a porta
un amore che nel cuore gira all'anima
con l'anima del cuore nel cuore,
nell'anima.

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