Poesia di Gabriele
Lungo la via, nel pianto
Non va bene!
Però… mi piace la tua storia da pazzi
di questo passo del vivere… ooh Iezzi,
un labirinto fatale la vita è: Senza uscita!
Appeso al precipizio, pregando quel crocifisso,
nessun t'aiuta!
Nella stanza settica di medicine, la tua seconda dimora
è il sacro ospedale che m'accoglie, dietro raccomandazione.
Malato terminale prima dell'estrema unzione solo
a sopportare disperato gli eventi tristi privo d'un parente,
o un altro essere umano, che per pietà si interessa di te.
Lasciala! La speranza amica vita… nella bolgia della sofferenza
in terra sei a vivere, come il grande fratello, quello è il tuo inferno
alla luce del sole fino a notte fonda stai nero sempre a predicare,
come un turco, con il calendario in mano il nome dei santi ad
intercedere la mia morte che non arriva mai.
Nella clinica degli orrori, della manipolazione della dignità,
è già l'anticamera dell'obitorio dove si è portati coscienti
vivi per essere dilapidati del sogno della vita, bruciati
o congelati, venduti per la ricerca al miglior offerente
che studia sulla carne umana.
Mentre,
degli infermieri stipendiati sindacalisti euro poveri di
moneta in busta paga pensando allo sciopero molti
ammirano la degente sofferenza con l'occhio clinico
squadrano il mio male come la peste, rompi coglioni,
che ogni venti minuti di un'ora, con la rabbia nell'ira,
nel suonare impazziscono al tintinnìo del campanellino,
quando io da loro cerco conforto da chi pazienza non ha.
Con il male in camera da letto allo strillar, son perlustrato
dai fissi, non fessi, che se ne fregano altamente di aiutare
chi nella cantilena del dolore cerca un po' d'amore cristiano.
Stai con il tuo male… amico! A casa tua fai il pascià con la speranza
di crepare nelle crepe dell'intonacato contorto per le troppe
testate al muro date, per il dolore duraturo, all'improvviso.
Chiudeteli tutti gli ospedali non sono tali… lì, c'è solo spreco
di carne umana venduta merce avariata per quattro soldi…
al cimitero, a riposare. Ooh Anima mia!
Se uccello sei ch'oggetti in cielo dillo del tuo male girovago al Signore
passa pei libri di poesia eeh, libera il mio cuor poeta, passero solitario,
ancor prigioniero della vita che non è più, perché… non c'è!
Forse, per strada è scomparso con la morte per morire
lungo la via, nel pianto.